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Ragazzi, che vi devo dire… da qualche tempo mi sento bucolico (che è un po’ come dire romantico) specie di buon mattino 🙂

Ormai da settimane vivo giorni di straordinaria eppur semplice bellezza, che si susseguono senza mostrare segno di stanchezza alcuna.
Ed anzi, ogni nuovo giorno mi sorride con grazia inaspettata.
Merito del mio stato d’animo, certo, rinnovato e limpido come mai prima d’ora, nella storia delle mie pur non poche primavere. Ma che, se fosse l’unico motivo, non basterebbe a giustificare lo stupore fanciullesco e il sereno coraggio coi quali non solo guardo al mondo, ma il mondo (a volte di rimando, a volte per primo), guarda me.

Vorrei raccontarvi delle tante belle persone che nello spazio di pochi giorni ho inaspettatamente reincontrato, da passati lontani e in qualche caso a dir poco remoti. Persone che sono tornate a fare parte della mia vita, con reciproca gioia e sorrisi. Verrà il tempo, e l’occasione, forse, per parlarvi di loro. Ma non ora. Ora mi godo il momento, e pregusto il successivo 🙂

Oggi mi limito a proporvi le immagini di questa solitaria rosa rossa imperlata di rugiada, che stamattina presto mi ha colpito, mentre ero quasi al termine dei miei consueti due passi appena sveglio, nel mio giardino; alla pari dei rami di pino intessuti d’argentee ragnatele di un paio di giorni fa.
Ed è singolare, a pensarci, perché quell'”interludio” si era manifestato solo per lo spazio di quel mattino lì, mentre questa rosa è fiorita da giorni, ma io l’ho notata, l’ho vista per davvero, solo un’ora prima di iniziare questo mio post odierno.

Come ho avuto modo di considerare in più di una recente occasione, discorrendo amabilmente proprio con una delle belle persone di cui vi dicevo poc’anzi, le cose migliori ci accadono – o ci colpiscono – nel momento in cui siamo pronti ad accoglierle. E a viverle in ogni attimo, fino all’ultimo respiro.

E, dal momento che posso farlo, desidero accompagnare la visione di queste foto amatoriali con un paio dei brani che sto ascoltando proprio ora, mentre scrivo. Il primo di essi lo conoscerete senz’altro, perché è assai famoso: Aria sulla IV corda, di Johann Sebastian Bach

Sì, lo so, è la sigla di Quark 🙂
O meglio, il brano è stato utilizzato a tale scopo. Ma io l’ho scoperto ben prima che diventasse famoso in tv, grazie alla trasmissione di Piero Angela.
L’ho scoperto, e suonato, grazie a Katherine, che è stata la mia insegnante di musica alle medie. Ciò avvenne in un tempo che può definirsi lontano, e siccome questo è pur sempre un #fioregiallo, a tal proposito mi sorge spontanea una citazione che cade giusto a pennello:

quando la vita era più facile
e si potevano mangiare anche le fragole

Vasco Rossi, Sally

Ora quel tempo, pur dopo tanto tempo, è tornato; e con esso la gioia di ascoltare, e fare musica, con lo stesso fanciullesco trasporto di allora.
E poiché la musica, e la bellezza, non sono solo estatica contemplazione o rapito ascolto, ma (per l’appunto) anche gioia e dinamismo, danza ed allegria, serena forza, e fiducia quasi mistica nell’attimo successivo, il secondo brano è di tutt’altro genere. Prima ve lo faccio ascoltare, poi vi dico di che si tratta… sempre ammesso che non lo conosciate già 😉

Questa era la director’s edition di Zankoku na tenshi no tēze (che in giapponese significa “la tesi dell’angelo crudele”), di  Neko Oikawa (testo), Hidetoshi Satō (musica) e Toshiyuki Ōmori (arrangiamento), interpretato da Yoko Takahashi .
E’ la sigla di apertura della serie di animazione Neon Genesis Evangelion, di cui presto vi parlerò, che la conosciate o meno: non posso esimermi, assolutamente, di scrivere a proposito di Shinji, Asuka e Rei, e di Kaworu, come dimenticarlo. La Forza scorre potente in quei ragazzi, come nel loro creatore, quel visionario geniale pazzo furioso di Hideaki Anno 🙂

A questo punto, magari vi sarete domandati per quale bizzarro accostamento abbia voluto mischiare Bach, ovvero musica classica che più classica non si può, con il j-pop… e vi potrei rispondere con le parole del grande Pavarotti (secondo cui c’è della buona musica in ogni genere, così come c’è della cattiva musica in ogni genere), ma tale accostamento non l’ho fatto io, bensì i creatori della serie di Evangelion. Che nella propria colonna sonora – compresi quella dei successivi film – vanta, appunto, pezzi del calibro del succitato brano di Bach, nonché il Dies Irae dal Requiem di Mozart (°), ed il Canone di Pachelbel.
Poi c’è ancora chi, più o meno dal ’78, si ostina a sostenere che i cartoni animati giapponesi siano violenti e diseducativi 🙂

Ora che li ho citati, Wolfgang Amadeus (°°) e Johann II, volete forse che non ve li faccia ascoltare? Non sia mai 😉
Eccoli, dunque, nell’ordine inverso rispetto a come li ho elencati. Ovvero: prima il Canone, poi il Dies Irae

E dal momento che su questo tema sono preso bene, aggiungo un brano bonus: dopo la contemplazione e la gioia in movimento, l’ariosa letizia e la grandiosità dell’ira divina, spazio ad una raffinata sentimentale eleganza.
In altre parole, dopo la sigla di apertura di NGE, una delle tante versioni di quella di chiusura, quella Fly me to the moon che è una delle canzoni più reinterpretate della storia della musica leggera:

Come dicevo, questa settimana mi sento in particolar modo romantico 🙂

Alla prossima!

P.S. Una giornata venuta al mondo con tali suggestioni non poteva che svilupparsi sulle medesime corde, e in effetti, così è stato 🙂
Sorvolo su alcune questioni troppo personali per essere riportate qui, in un luogo di pubblico dominio, ma una almeno la posso raccontare; e lo faccio con molto piacere. Proprio quest’oggi, nel pomeriggio, ho iniziato a prestare servizio come volontario presso un canile municipale della mia zona.

E’ una cosa a cui tenevo molto, e che si ricollega ad un mio post di agosto, a proposito di cambiamenti e di nuovi inizi che scaturiscono da una fine. Un’esperienza di cui non mancherò certo di scrivere.
Quando mi sono presentato alla responsabile della struttura, proponendomi come volontario, ho fatto presente che pur avendo cani in casa da almeno 35 anni, non ho alcuna formazione specifica. E sapete lei cosa mi ha risposto? “L’unica cosa che serve è un cuore grande”.
Poi, questo pomeriggio ho notato una citazione, scritta a mano su un cartello affisso nel suo ufficio:

Ama,
ama follemente,
ama più che puoi,
e se ti dicono che è peccato,
ama il tuo peccato e sarai innocente.

William Shakespeare

Mi sembra un buon modo per concludere il fiore di oggi 🙂

Au revoir

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(°) Errata corrige: il brano in questione è di Giuseppe Verdi! Vedasi i commenti a questo post firmati da Katherine, che ringrazio per la puntuale segnalazione 🙂

(°°) Come sopra

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(Le foto che compaiono nell’articolo sono tratte dal mio profilo Pinterest)